Le nuove regole elaborate per il ricalcolo contributivo: cosa cambia sia per le pensioni che per i congedi dal lavoro.
Il governo sta lavorando sulla riforma previdenziale in modo da ampliare la flessibilità in uscita dal lavoro, mantenendo – però – saldo l’equilibrio dei conti pubblici. La novità più rilevante riguarda il ricalcolo contributivo, misura destinata a incidere, sia sull’importo degli assegni sia sull’età di pensionamento. Scopriamo, dunque, le novità in merito.
Ricalcolo contributivo, arrivano le novità : cosa cambia per pensioni e congedo da lavoro
Fino ad oggi, la pensione anticipata contributiva era una possibilità riservata ai cosiddetti contributivi puri, ossia chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 1° gennaio 1996.
Questa opzione consente l’uscita a 64 anni, a condizione di avere almeno 20 anni di contributi e un assegno pari a tre volte l’Assegno sociale, circa 1.615 euro mensili nel 2025. Per le donne con figli, il requisito economico si riduce leggermente.

La proposta del governo punta ad includere anche i lavoratori “misti“, ossia coloro che hanno versato contributi prima del 1996. In cambio, però, l’assegno sarebbe calcolato interamente con il sistema contributivo, con il rischio di ottenere importi più bassi rispetto all’attuale sistema misto che prevede anche una quota retributiva.
In sostanza, sarebbero di più i beneficiari, ma con assegni potenzialmente ridotti. La sostenibilità della misura sarà chiarita dalla prossima Nota di aggiornamento al DEF, che definirà i margini finanziari a disposizione.
Penalizzazioni e nuovi criteri basati sull’ISEE
Il governo valuta, inoltre, una formula alternativa alla Quota 103, che – pare – non sarà confermata. Tra le ipotesi c’è la Quota 41 flessibile, che consentirebbe l’uscita con 41 anni di contributi e almeno 62 anni di età , salvo per le categorie tutelate come caregiver, disoccupati di lungo corso, lavoratori impegnati in mansioni gravose e invalidi.
Il calcolo dell’assegno, dunque, non sarebbe più interamente contributivo, ma prevederebbe una penalizzazione contenuta, stimata intorno al 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia fissata a 67 anni.
Inoltre, sembra che saranno introdotte le soglie ISEE: chi si colloca sotto un certo limite, ipotizzato a 35.000 euro annui, potrebbe non subire riduzioni, mentre chi ha redditi più alti potrebbe andare incontro a decurtazioni.